L’utilizzo dei permessi lavorativi, in particolare quelli previsti dalla legge 104, è talvolta caratterizzato da abusi da parte dei lavoratori che ne fanno richiesta. Utilizzare i permessi per casi come malattia, assistenza ad un familiare portatore di handicap o per l’accudimento dei figli è un diritto garantito dalla legge ma questo non significa che i lavoratori possano abusarne.
In questo articolo parliamo di
I casi di infedeltà professionale e assenteismo più tipici
In particolare ci riferiamo ai casi in cui il lavoratore fa una richiesta di permesso per le esigenze previste dalla legge ma poi, nel privato, li utilizza per altre motivazioni. L’abuso dei permessi per essere assenti dal lavoro costituisce una vera e propria violazione che si verifica più spesso di quanto si creda come ci suggerisce un investigatore privato di Roma.
Questo viene incaricato di fornire prove circa l’assenza ingiustificata del lavoratore che utilizza i permessi previsti dalla legge per occuparsi di questioni e affari personali. Solitamente per i permessi lavorativi richiesti per malattia e accudimento di familiari è l’INPS a vigilare sulla regolarità degli stessi. In particolare l’ente può anche mettere in atto dei controlli servendosi di agenzie investigative ma nel rispetto dei limiti stabiliti dalla legge 300/1970.
Nello specifico si parla di abuso di permessi lavorativi quando un dipendente anziché assistere parenti disabili e figli o essere realmente malato svolge tutt’altra attività. La questione si aggrava per permessi lavorativi richiesti dal dipendente che, invece, si reca presso un’altra sede di lavoro o svolge attività lavorative a nero.
Le conseguenze per chi abusa dei permessi di lavoro
In caso di abuso compiuto e accettato, dunque, possono verificarsi diverse conseguenze disciplinari. Queste sono regolamentate dalle procedure di legge e dal contratto di lavoro e possono anche prevedere il licenziamento laddove venga a cadere il rapporto fiduciario come previsto dalla Sentenza delle Corte di Cassazione 29613 del 2017.
L’abuso dei permessi e sanzionabile anche economicamente perché l’INPS potrebbe richiedere le prestazioni economiche fruite in modo indebito oltre al risarcimento dei danni al datore di lavoro, leso per le disfunzioni organizzative causate dall’assenza irregolare del collaboratore.
Infine l’abuso dei permessi può avere ripercussioni penali per cui al lavoratore vengono imputati i reati di truffa, indebita percezione di provvidenze pubbliche e false dichiarazioni secondo quanto previsto dall’articolo 316 del Codice Penale.
Come si tutela il datore di lavoro?
Per il datore di lavoro ci sono varie opzioni per tutelarsi, soprattutto in caso di sospetti fondati. Una consuetudine tra le più sicure è quella di rivolgersi all’investigatore privato che, tramite una serie di prove video e fotografiche intercetta le attività illecite del lavoratore e viene chiamato a testimoniare dinanzi ad un giudice.
Ci teniamo a precisare che il solo sospetto non basta a far valere i propri diritti e, proprio per questo, è altamente sconsigliato prendere provvedimenti preventivi o agire per conto proprio, rischiando di violare la privacy del lavoratore.
Perché rivolgersi ad un’agenzia investigativa?
In caso di abuso sui permessi è chiaro che il datore di lavoro sia nel pieno diritto di provvedere ad un licenziamento per giusta causa ma per dimostrarlo è sempre preferibile rivolgersi all’agenzia investigativa.
Questa agirà per controllare la veridicità dei certificati medici che attestano la mancata idoneità lavorativa ma anche di verificare l’abuso dei congedi straordinari per la legge 104, l’eventualità di doppio lavoro e l’assenza previe false giustificazioni.
Gli accertamenti dell’agenzia investigativa sono finalizzati a fornire prove dei comportamenti illeciti e scorretti che danneggiano l’azienda e non questioni personali private del lavoratore. Pertanto l’utilizzo delle indagini deve essere finalizzato solo a testimoniare l’infedeltà lavorativa e non mosso da antipatie personali o da atti di giustizia privata.